Questo l’annoso dilemma di molti genitori. Un recente studio dell’università di Bologna ci aiuta a scegliere con più strumenti.
I bimbi che vanno all’asilo nido sono più in forma, quindi, ma meno stimolati? Come si spiega?
Per quanto riguarda il fattore peso, sicuramente l’asilo offre pasti regolari ed equilibrati dal punto di vista dell’apporto nutrizionale. I bambini che stanno a casa con un genitore o con i nonni sono più frequentemente esposti a cibi golosi, ma sicuramente ricchi di grassi come merendine, gelato e caramelle; tendono a fare spesso spuntini fuori pasto e a passare del tempo davanti alla televisione.
Come spiegare invece il calo di QI?
Lo studio dell’università di Bologna sottolinea che per lo sviluppo cognitivo di un bambino al di sotto dei due anni, non è tanto importante l’interazione sociale con i coetanei, ma la relazione di attaccamento, affetto, protezione con un adulto.
L’attenzione esclusiva che un bambino riceve a casa da un genitore o parente lo educa emotivamente e migliora le sue capacità cognitive. Per quanto quindi ci si impegni a trovare un asilo nido con attività stimolanti e personale professionale, la cura costante che il bambino ha a casa non è ovviamente replicabile, essendo in genere il rapporto adulti-bambini di uno a quattro.
Per bambini oltre i due anni di età, invece, diventa molto importante l’interazione con i coetanei, perché li aiuta ad abituarsi a condividere, ad essere generosi, a risolvere i conflitti; li aiuta anche ad avere una routine con orari ben definiti; infine migliora il processo di acquisizione del linguaggio.
Lo studio non vuole certo stigmatizzare l’asilo nido, ma semmai suggerire formule chiamate “Micro-Nido”, dove il rapporto adulto-bambino scenda idealmente a due bambini per adulto, se non addirittura uno ad uno.
Che siano nonni, genitori o personale educativo, l’aspetto fondamentale risiede quindi nel rapporto affettivo esclusivo che si instaura tra il bambino e l’adulto che gli è completamente dedicato.